Se rispettiamo ciò che esprimono i nostri figli e cerchiamo insieme a loro una soluzione, anche loro imparano a rispettare i limiti delle altre persone. Se invece ne facciamo una questione di potere, anche loro più avanti gestiranno le cose in termini di lotta per il potere. Jesper Juul.

2014/06/11

Una questione di autenticità...

Vorrei proporre di tipi di intervento. Consiglio di provare prima con uno, e solo se non ha successo di passare all'altro.
Innanzitutto conviene evitare le ramanzine altisonanti. Perché funzioni, la disciplina dev'essere spontanea e venire direttamente dal cuore, senza dito indice alzato, e non ha bisogno di minacce. 

Oggi molti genitori moderni hanno paura di lasciarsi troppo andare. Trovo che sia un peccato.
Se i bambini trascorrono molto tempo nelle istituzioni pedagogiche a contatto con gli insegnanti e con gli educatori, che per la loro funzione sono tenuti ad avere un atteggiamento professionale e controllato, rischiano di sviluppare la convinzione errata che l'uomo sia un essere perfettamente ragionevole e razionale. Non è un impresa da poco essere all'altezza di questi modelli. 

La famiglia è ormai uno dei pochi posti dove i bambini possano stare con gli adulti che ogni tanto si concedono di perdere l'autocontrollo e di lasciar cadere la maschera. I bambini sanno benissimo che i loro sentimenti e le loro reazioni sono irrazionali. Se ne rendono conto ogni giorno. 

Se non hanno mai a che fare con un adulto che ha il coraggio di perdere la faccia, finiscono per credere di avere loro qualcosa di sbagliato, visto che non riescono ad essere sempre ragionevoli.

Allora, se i bambini fanno perdere la pazienza, non c'è niente di male a dire per esempio:
"Adesso però ne ho abbastanza. Ne ho le tasche piene dei soliti litigi, ogni volta che ci mettiamo a tavola. Non so perché non andate d'accordo e non posso farci niente. Adesso voglio solo che la smettiate! IMMEDIATAMENTE! Mi rifiuto di farmi rovinare ancora una volta la cena!"

Se vi sembra il caso, alla fine del discorso alzatevi da tavola. Vi consiglio però di mandare via i bambini. In un altro momento della giornata o il giorno dopo si può sempre riprenderne a parlarne e analizzare insieme la situazione.
E' ovvio che un discorso di questo genere perde gran parte della sua efficacia se i bambini se lo sentono ripetere tutte le settimane o tutti i mesi.

Qualora questo tipo di intervento non avesse effetto si può tentare per un'altra via, affrontando la questione - senza i bambini, ma magari con altri adulti - in maniera un po' più sistematica. I seguenti punti possono servire come esempi del modo in cui farlo.

  • Quando hanno avuto inizio i litigi e cosa era successo in quel periodo?
  • Come ha reagito il figlio o la figlia maggiore quando è nato il fratellino o la sorellina e cosa abbiamo fatto per aiutarlo o per aiutarla?
  • Quante volte abbiamo ripreso i bambini prima che la cosa diventasse un problema?
  • Come parliamo fra noi quando non siamo d'accordo su qualche argomento?
  • Abbiamo in serbo altri conflitti che non ci azzardiamo a mettere sul tavolo?
  • I bambini hanno un problema serio che dovremmo aiutarli a chiarire?
  • E' forse il caso di riprendere in esame la cultura e le norme che vigono in famiglia? Abbiamo attribuito troppa importanza all'uguaglianza e all'imparzialità? O abbiamo appreso troppo alla lettera il concetto di democrazia? Per indifferenza o per insensibilità non siamo intervenuti quando saremmo stati ancora in tempo?
Quello che succederà dipende ovviamente dalle conclusioni che si trarranno da queste riflessioni. In generale è però consigliabile parlarne con i bambini e coinvolgerli nel processo di cambiamento.
Può succedere che tutte le strategie adottare falliscano.

Allora bisogna guardare in faccia la realtà e accettare la propria famiglia così com'è, accettare che reagisca e si comporti in questo in modo, che forse non è quello che i genitori avrebbero voluto. Spesso è una scoperta amara e triste, che però fa sì che non si getti altro olio sul fuoco rinfacciandosi le colpe fra adulti o addossandole ai bambini. 

E d'altronde c'è un risvolto ottimistico nell'ammettere che la nostra vita  può cambiare solo se abbiamo il coraggio di prendere atto della realtà. Se continuiamo a sottrarci alla frustrazione e inseguiamo solo il cambiamento, raramente succede qualcosa di costruttivo.

TRATTO DA: Ragazzi a tavola! Il momento del pasto come specchio delle relazioni familiari. Jesper Juul.