Se rispettiamo ciò che esprimono i nostri figli e cerchiamo insieme a loro una soluzione, anche loro imparano a rispettare i limiti delle altre persone. Se invece ne facciamo una questione di potere, anche loro più avanti gestiranno le cose in termini di lotta per il potere. Jesper Juul.

2013/06/28

Educazione dalla nascita come aiuto alla vita: L'organizzazione della "classe"

Un ambiente Montessori non ha niente della classica aula. Tanto per cominciare, non ci sono banchi in fila e tanto meno la cattedra, tavoli e sedie sono disposti in modo funzionale e mai rigido: si possono sempre spostare per fare altro. Spesso sono di due o tre altezze perché bambini di età diversa possano sedersi comodamente. Anche nelle classi avanzate, non mancano mai tappeti, grandi o piccoli, per lavorare a terra. I materiali sono su scaffalature basse alle pareti o in mezzo alla stanza, per creare cantucci per attività individuali o di piccolo gruppo. L'angolo dei libri - di immagini per i piccoli, di studio per grandi - forma una piccola biblioteca con qualche cuscino o comode poltroncine. Tutto è all'insegna della varietà, a partire dal fatto che siano "insieme, grandi e piccoli" anche ai livelli superiori. Modello criticato da molti, dato che nella scuola tradizionale vige una netta separazione per età, una condizione di falsa omogeneità che esaspera il confronto. Nelle scuole montessoriane si scopre invece che, spontaneamente come nel gioco, i bambini o i ragazzi si aiutano fra loro, si cercano su una base di intesa e di piacere, le cui ragioni sfuggono a noi adulti.
Quanto alle maestre, Maria chiede loro di avere molta cura del proprio aspetto, di essere "affascinanti nella voce" ed esercitarsi "come i grandi artisti drammatici che si preparano alle scene, che curano i gesti per farsi pieni di attrattive". La voce non serve più per urlare e impartire verbose lezioni al gruppo: ci si avvicina al singolo bambino quando è necessario dire qualcosa, interrompendo il meno possibile. Il maestro, più facilmente la maestra, non è più un giudice, ma un punto di riferimento per ogni bambino, senza esclusioni (e su questo il lavoro di gruppo con i colleghi è basilare). Soprattutto è una guida, colei che aiuta il bambino a "dirigere" positivamente le proprie energie e gli ricorda con garbo le piccole regole di convivenza. Per questo, anziché "maestra", la Montessori propose all'inizio il termine "direttrice", caduto presto in disuso perché facilmente frainteso. "Segui il bambino" è la nuova parola d'ordine: bisogna mettersi in ascolto delle sue potenzialità, indicando al tempo stesso lo "spazio di libertà" entro il quale muoversi, perché senza i giusti confini non si costruisce la libertà. Questo concetto basilare, se malcompreso, porta alla confusione, a uno sterile permissivismo.
Libera scelta, concentrazione, autocontrollo divennero per Maria e i suoi allievi idee guida fondamentali. "In questa scuola fate quello che volete, vero?" chiese una volta una visitatrice in una classe elementare. "No, signora" rispose un ragazzino "noi vogliamo quello che facciamo". D'altra parte, Sulea Firu sosteneva con orgoglio: "Noi non siamo gente che insegniamo: mettiamo i bambini in rapporto con le cose, apriamo strade, ma sono loro che agiscono, che [...] scoprono da soli: non è utopia, ma realtà di tutti i giorni".

TRATTO DA: MARIA MONTESSORI. UNA STORIA ATTUALE. Grazia Honegger Fresco.