Se rispettiamo ciò che esprimono i nostri figli e cerchiamo insieme a loro una soluzione, anche loro imparano a rispettare i limiti delle altre persone. Se invece ne facciamo una questione di potere, anche loro più avanti gestiranno le cose in termini di lotta per il potere. Jesper Juul.

2013/06/28

Educazione dalla nascita come aiuto alla vita: "La concretezza dei materiali"

Sul finire dell'Ottocento si cominciò a sollecitare da più parti "l'educazione dei sensi". Maria la realizzò progettando oggetti "parlanti" ai vigili sensi del bambino, perfino se svantaggiato, e concretizzando concetti base come lungo/corto, grande/piccolo, pesante/leggero e così via. La strada vincente fu quella di creare oggetti neutri in grado di mettere a fuoco un concetto alla volta. Definì tale criterio "isolamento della qualità", e gli oggetti specifici per i vari sensi "astrazioni materializzate".
Altro elemento innovativo e dirompente nell'ideazione del materiale sensoriale fu l'idea di costruire gli oggetti in modo tale che i bambini potessero adoperarli da soli, autocorreggendosi in caso di errori. Oltre al piacere e all'appagante curiosità suscitata da simili materiali, furono la polarizzazione dell'attenzione e la capacità dei bambini di riparare da sé ai propri sbagli i fenomeni che colpirono maggiormente Maria: due proprietà innate della mente umana, guide al perfezionamento, al desiderio di sperimentare ancora e a una progressiva conquista di indipendenza. Non occorre che l'adulto metta costantemente in evidenza gli sbagli e li corregga. Anzi, l'atteggiamento giudicante è un attacco alle capacità maieutiche dell'essere umano, all'autostima del bambino. Si tratta piuttosto di organizzare l'ambiente e gli oggetti in modo da mettere in mano ai bambini e ai ragazzini il controllo dell'errore.
I materiali "non sono un aiuto per la maestra che deve spiegare, cioè non sono "mezzi didattici" - ma un aiuto al bambino che li sceglie, li usa secondo le proprie tendenze e bisogni, secondo l'impulso dell'interesse. Così gli oggetti diventano mezzi di sviluppo". L'adulto, se necessario, ne presenta brevemente l'uso, poi lascia che il bambino (o il ragazzo) provi da sé, a suo modo. In tal senso "educare" riprende l'antico significato di "trarre fuori", partendo dal riconoscimento delle potenzialità individuali (oggi si parla di "competenze" presenti già nel neonato, anche se poi si agisce come se non ci fossero).

TRATTO DA: MARIA MONTESSORI. UNA STORIA ATTUALE. Grazia Honegger Fresco.